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Progetto Re-Up 11
assiste al deterioramento delle funzioni più complesse nelle quali è maggiore la
competenza cognitiva (sono le cosiddette funzioni strumentali, quali gestire le
finanze, utilizzare i mezzi di trasporto e di comunicazione, gestire la casa e i
farmaci); con la progressione della demenza sono compromesse anche le attività
quotidiane di base (igiene personale, abbigliamento, bagno e mobilità, capacità di
controllare la continenza urinaria e/o fecale).
Nelle fasi avanzate possono comparire complicazioni (es. cadute) che
compromettono ulteriormente lo stato funzionale e che in genere possono essere
anche fatali. Infatti le persone con demenza raramente muoiono per la
conseguenza diretta della malattia; la causa di morte è spesso costituita da eventi
che ne complicano il decorso quali infezioni (polmonite soprattutto),
disidratazione, malnutrizione, conseguenze di cadute; talvolta la demenza
complica e aggrava il decorso di altre malattie quali tumori o patologie
cardiocircolatorie.
La demenza ha una durata lunga, progressiva e variabile, generalmente
comunque intorno a 10-12 anni, nel corso dei quali, in modo spesso graduale o
con bruschi peggioramenti alternati a lunghe fasi di stabilità, si assiste alla
progressione dei sintomi cognitivi, comportamentali e funzionali. Ad esempio, nel
caso della “demenza vascolare” la progressione della malattia avviene
classicamente “a gradini”: a rapidi peggioramenti dell’autonomia si alternano fasi
di relativa stabilizzazione delle condizioni generali. Inoltre la persona può
conservare, anche nelle fasi più avanzate, alcune capacità cognitive,
contrariamente a quanto avvengono nella demenza più diffusa che è la malattia di
Alzheimer che comporta un progressivo e lento peggioramento di quasi tutte le
funzioni intellettive.
La scoperta della forma di demenza più frequente, la malattia di Alzheimer, risale
all’inizio del 1900 quando il dott. Alois Alzheimer e il dott. Gaetano Perusini
descrissero per la prima volta il caso di una donna, Augusta D., ricoverata a
Francoforte presso un ospedale psichiatrico per una sindrome in cui a disturbi di
tipo psichiatrico si associava un quadro di demenza. Alla morte della signora
l’autopsia evidenziò delle particolari alterazioni nel cervello, mai osservate in
precedenza (i medici le definiscono “placche amiloidi” e “gomitoli neurofibrillari”).
Perusini morì durante la Prima Guerra Mondiale dopo aver descritto, con
Alzheimer, altri casi simili a quelli di Augusta D; da allora una malattia senza nome,
in altre parole inserita nell’ambito delle demenze, cominciò ad essere chiamata
dapprima malattia di Alzheimer-Perusini, in seguito più semplicemente malattia di
Alzheimer.
Fino alla seconda metà del ‘900, tuttavia, l’interesse per gli aspetti diagnostici e
clinici è restato piuttosto scarso e la demenza è stata considerata sia la via finale
comune di svariate condizioni, che un processo inevitabile legato