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Progetto Re-Up 7
di far fronte a questa esigenza, in altre parole coinvolgere le persone affette da
patologie dementigene e da decadimento cognitivo, in un’attività costruttiva di
riattivazione globale, con un approccio a 360° centrato sulla persona, flessibile e
stimolante sia per loro sia per i loro caregivers.
Chi entra in relazione con persone non autosufficienti sente la necessità di dare
senso e motivazione al proprio pensare, comunicare ed agire. In particolare chi è
impegnato nella cura di queste persone sente quotidianamente la difficoltà di
coniugare la propria esperienza con i valori ed i modelli culturali prevalenti
nell’ambito del sistema socio-sanitario. Che senso ha la cura di una persona
affetta da demenza, che non può guarire? Che senso ha assistere chi sembra non
riconoscere il ruolo delle persone coinvolte nella cura? Occuparsi di persone
affette da demenza richiede competenze, capacità professionali, motivazioni.
Richiede soprattutto una ricerca quotidiana del senso della cura, che va ben oltre i
contenuti, le tecniche, i valori che esprime il sistema di welfare e in particolare le
attività di diagnosi, terapia, assistenza. Il progetto “Re-Up” di animazione globale
punta innanzitutto a dare significato alle relazioni fra le persone, nell’accoglierli e
ascoltarli empaticamente nell’espressione dei loro sentimenti ed emozioni,
accettandoli e apprezzandoli per quello che sono, ma si propone anche di
sviluppare connessioni fra ambiti e contesti operativi diversi; l’area delle
demenze, rappresenta, infatti, un ponte fra interventi socio-sanitari e attività di
miglioramento della qualità di vita, un modo per integrare buone prassi
professionali e buone pratiche sociali, in cui è centrale anche il ruolo dei familiari.
Vengono perciò proposti strumenti metodologici conclamati negli anni, assieme a
metodi e trattamenti innovativi, promuovendo un processo culturale oltre che
socio-sanitario, con l’obiettivo di combattere il pregiudizio attraverso l’ascolto e il
dialogo, l’apertura e la cura, affiancando anche i familiari nel lungo e difficile
percorso di accettazione di una nuova condizione. Si tratta di un vero e proprio
intervento riabilitativo, che se realizzato in piccoli gruppi, assume l’ulteriore
connotazione della socializzazione facilitando l’interazione tra più persone, tra cui
gli operatori sociali e i familiari stessi. Gli aspetti positivi nel privilegiare un
progetto di animazione di gruppo sono due. Da una parte, dal punto di vista
cognitivo, il gruppo stimola il confronto e l’osservazione dei disturbi degli altri e di
conseguenza la presa di coscienza dei propri limiti e possibilità, dall’altra, il lavoro
di gruppo permette di sollecitare la vita sociale degli ospiti, stimolando le loro