Tutto quello che non rientra nei nostri parametri di “normalità” è visto e percepito come “diverso”, e tutto ciò che a nostri occhi è diverso siamo portati a discriminarlo, vuoi per preconcetti, pregiudizi o come spesso succede, per paura! Si parla tanto di “Comfort zone” per delimitare ciò che ci fa bene da ciò che ci disturba, quindi una persona con demenza la consideriamo fuori da questa “zona di conforto” perché diversa, incomprensibile, destabilizzante per il nostro precario equilibrio. Il disagio di non sapere come affrontarla ci imbarazza e in certi casi ci spaventa, preferiamo spostarla dalla nostra visuale, preferiamo delegare la responsabilità a qualcun altro piuttosto che impegnarci in prima persona, la scusa è sempre quella …” ma io cosa posso fare?”. Quella persona che prima di “ammalarsi” era come noi, era una di noi, improvvisamente viene confinata in una zona “protetta” … protetta da chi? Da cosa? Nell’ipocrisia crediamo di proteggere questa persona da ipotetiche problematiche legate alla società! Ma scusate…se non sbaglio “noi” tutti siamo la società! Quindi la persona con demenza dovrebbe essere protetta dalle stesse persone con la quale lei ha sempre relazionato? Altro paradosso! Ma c’è di più…nella nostra magnanimità creiamo nuclei “protetti” per proteggere la persona con demenza da se stessa! Si perché è nostra convinzione che una persona con Alzheimer non possa e non riesca più a prendersi cura di sé, mutando da essere umano cognitivo in soggetto disturbato e disturbante soprattutto per chi le vive vicino…Quindi si passa al piano successivo… Toglierle lentamente ma inesorabilmente tutta la sua autonomia, le sue competenze, la sua caratteristica di essere umano unico e, come tale degno di rispetto. Ci arroghiamo il diritto di decidere per lei, con presunzione rivoltiamo come un guanto tutta la sua vita, forti della nostra posizione di “Cognitivi” …Una vita passata a cercare l’equilibrio, la tranquillità, la serenità…poi arriva qualcuno, e pensando di essere meglio, decide in una manciata di tempo, di stravolgerle la vita! Una vita piena di tutto, gioie, tristezze, conquiste, sconfitte, illusioni, speranze, dolori fisici e dell’anima…tutto questo si può cancellare con una diagnosi? Può un Test rovinarti l’esistenza e riuscire a farlo in pochi minuti? Con che coraggio si può guardare negli occhi una persona decretandone l’imminente fine intellettiva senza provare un brivido lungo la schiena? Ci fanno studiare per anni, ci fanno diventare super specialisti esperti con il cassetto pieno di Attestati, Lauree, Master, ma non ci insegnano la base, la parte più importante, quella definita dai Prof… “scontata!” cioè “IL RISPETTO” “L’ASCOLTO” “L’EMPATIA” …Mi chiedo… ” Quali testi scolastici, quali libri o corsi insegnano la base?”…e mi chiedo anche…”Come si può studiare, imparare e applicare la base di una relazione umana? Non sto parlando di matematica applicata, di fisica quantistica, di storia della letteratura…sto parlando di “CUORE, SENSIBILITA’, UMANITA’ “… insomma quello che ci differenzia dai robot… Partecipiamo a corsi super specializzati in “comunicazione” per poi applicarli più sui social che ad visum, diamo più importanza ai nostri followers piuttosto che alle persone che ci vivono a fianco…ma in tutto questo l’umanità dov’è? Dov’è il rispetto tanto decantato? Dov’è l’ascolto, la comprensione la voglia di esserci per qualcuno che sta urlando “AIUTO MI STANNO PORTANDO VIA L’IDENTITA’…LA DIGNITA’…LA VITA”.